Nuove Regole di Flessibilità per le Pensioni - Professionistimpresa

by Professionistimpresa
8 anni ago
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Lo aveva detto Matteo Renzi. Pier Carlo Padoan lo ha confermato ufficialmente nella sede più istituzionale, il Parlamento. Nella prossima legge di stabilità, che sarà approvata dal governo entro il prossimo 15 ottobre, sarà introdotto un principio di flessibilità nelle pensioni. Ma nonostante l’annuncio ufficiale, il ministro dell’Economia è rimasto molto cauto, evitando di alzare l’asticella delle aspettative. Innanzitutto la flessibilità riguarderà, ha spiegato, «specifici gruppi di cittadini vicini all’età pensionabile».

Poi ha spiegato che per tenere in ordine i conti pubblici, il meccanismo di equità attuariale teorizzato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, e che prevede una penalizzazione del 3-3,5% per ogni anno di anticipo della pensione, «potrebbe non essere sufficiente ad assicurare gli obiettivi». Dunque, ha concluso Padoan, «ogni eventuale intervento determina un aumento della spesa e quindi dell’indebitamento e necessita di una copertura finanziaria». Come si traducono in concreto le parole di Padoan? I tecnici sono ancora al lavoro e le ipotesi sul tappeto sono ancora diverse.

IL MECCANISMO
La prima, la più probabile, è l’indicazione di una regola generale di flessibilità da applicare a tutti dal 2018 e subito ad alcune platee di beneficiari. La regola generale sarebbe la possibilità di anticipare la pensione a 63 anni e 7 mesi, con 35 anni di contributi e se l’assegno maturato raggiunge almeno 1,8-2 volte quello minimo. Le pensioni verrebbero ricalcolate prevedendo una penalizzazione del 3-3,5% per ogni anno di anticipo rispetto all’età di pensionamento. Le platee a cui questa regola verrebbe applicata subito sarebbero quella degli esodati (per chiudere il problema definitivamente, come ha detto Padoan), i disoccupati over 62 sprovvisti di altre coperture e le donne con figli (probabilmente a partire da due o tre). Il secondo paletto indicato da Padoan è che la riforma non deve pesare sui conti pubblici. Il ministro però ha aperto alla possibilità di utilizzare il cosiddetto «sistema dei vasi comunicanti». Significa recuperare le risorse già stanziate e non spese per le precedenti salvaguardie degli esodati e, probabilmente, anche quelle dell’opzione donna. Nelle previsioni le persone da coprire erano 170 mila, ma le domande arrivate all’Inps sono 121 mila, mentre le pensioni già in pagamento sono poco più di 83 mila.

Nelle settimane scorse era scoppiata la polemica politica perché i 500 milioni risparmiati dalle precedenti operazioni, erano finiti, si dice in gergo, «in economia», ossia a riduzione del deficit. Ieri Padoan ha spiegato che nella Stabilità questi fondi verranno recuperati e indirizzati a risolvere definitivamente il problema esodati. Una dote, insomma, per finanziare il progetto di flessibilità del governo, alla quale potrebbero aggiungersi anche parte delle somme non spese per l’opzione donna, la possibilità data fino a quest’anno alle lavoratrici di lasciare il lavoro a 57 anni con 35 di contributi ma accettando il ricalcolo della pensione con il metodo completamente contributivo. La seconda ipotesi che resta sul tavolo è il prestito pensionistico, che avrebbe il vantaggio di non costare nulla alle casse dello Stato. Ieri in audizione nelle commissioni congiunte di Camera e Senato, è intervenuto anche Boeri.

Il presidente dell’Inps ha sottolineato che «la spesa media per prestazione pensionistica è più alta per gli uomini che per le donne: nel 2014», ha detto Boeri, «mediamente le pensioni sono state del 40% più alte di quelle delle donne». La posizione assunta ieri da Padoan in Parlamento sulle pensioni, tuttavia, non è piaciuta ai sindacati. «Il governo», ha detto il segretario della Cisl Annamaria Furlan, «non può confondere i termini della discussione, facendo il gioco delle tre carte su esodati, opzione donna e flessibilità pensionistica».

Fonte: Il Mattino

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